Sonia and Matteo! Welcome to India!!!!

Arrivare all’una di notte dopo un volo intercontinentale e scoprire che all’aeroporto di Bombay non c’e’ nessuno che ti attende…. Per giorni i tuoi "amici" ti avevano garantito il contrario!  E ATTENDI…ATTENDI…ATTENDI! No problem! Take it easy! That’s India!

Finalmente l’Angelo di Bombay (Tapas) accorre in tuo aiuto per salvarti dall’oscurita’ della notte e dalle incognite e i pericoli che una megalopoli puo’ nascondere. Ti porta a casa sua,  ti offre rifugio. Tu lo ringrazi e gli mostri fino alle tre del mattino tutto il tuo repertorio di giocoliere con 80% di umidita’ nell’aria perche’ lo vuoi vedere felice. Decidi quindi che e’ giunta l’ora di fare una bella doccia. Vai in bagno…apri il rubinetto… E ATTENDI…ATTENDI….ATTENDI! …Chiedi notizie… Scopri cosi’ che per tre giorni dovrai farne a meno perche’…l’acqua non c’e’ e non ci sara’! No problem! Take it easy! That’s India!

Il giorno seguente, dopo aver diviso in tre la salvietta umidificata che Air India ti ha generosamente donato durante il volo e che tu fortunatamente non hai utilizzato ma furbescamente imboscato (…just in case..), ci avviamo emozionati ed eccitati verso il Terminal dei voli nazionali. Sara e’ in arrivo da Goa! Non ci possiamo credere! Trascorreremo con lei tutto il pomeriggio prima del suo rientro in Italia previsto per la notte! Riusciremo a darle un abbraccio e a farci raccontare la sua esperienza! Condivideremo con lei gli ultimi istanti del suo viaggio! ……………………………………………….passano i secondi……………..che poi diventano minuti………..che poi diventano ore…………E ATTENDI…ATTENDI….ATTENDI! La domanda sorge spontanea. Abbiamo forse sbagliato giorno?….. Citta’?…….Continente? No!!!!!!!! Semplicemente succede questo:  lei esce dal retro e noi aspettiamo per tre ore una persona che non arrivera’ mai!!!! No problem! Take it easy! THAT’S INDIA!!!!

 

Ciao Sara, ciao Paola…Grazie Ragazze!

 

Mentre scrivo questo blog ordino l’ultima colazione al Mango Tree di Vagator. Il mio volo parte tra tre ore. Erica, Barbara e Paola stanno gia’ a Mapusa ad occuparsi di varie cose. Diego si sta ‘lentamente’ risvegliando nella sua camera.
Per me l’esperienza e’ giunta al termine, tra poco lo sara’ anche per Pablita.
Ma due nuove forze hanno gia’ fatto capolino ieri notte in India: sono Matteo e Sonia. Porteranno entusiasmo ed energie nuove.
Si troveranno domani con gli altri a Pune, una cittadina a sud-est di Bombay. Sara’ bello vedere i loro visi provati dal viaggio incontrare i sorrisi
aperti del gruppo. A Pune saranno subito di scena con “Il piccolo circo delle carabattole”, uno spettacolo circense che verra’ rappresentato per i ragazzi degli slums e per i figli delle donne costrette alla prostituzione. E’ indispensabile far conoscere loro il sapore della felicita’, del riso innocente della gioia.
Mi mancheranno molto questi giorni trascorsi qui con voi nell’Officina del sorriso. Giorni intensi, carichi di programmi, di obiettivi e di grandi e piccole soddisfazioni.
Mi manchera’ l’obiettivo finale: partecipare alla messa in scena del grande spettacolo con i 200 ragazzi dei centri El Shaddai. Ma sono felice di aver contribuito, in qualche maniera, alla sua realizzazione.

Mi e’ piaciuto scrivere, come meglio ho potuto in condizioni di relativa tranquillita’. Ancora una volta il teatro mi ha toccata con la sua misteriosa forza, che e’ serbata dentro ognuno di noi. L’ho vista nei ragazzi, l’ho vista nelle mie compagne Erica e Barbara che ringrazio per il dono di quest’opportunita’. Ringrazio Diego per il suo esserci concreto e soprattutto ringrazio Pablita per gli scambi sinergici e di vedute durante i nostri brevi viaggi in moto, nei mercati, negli slums, e per la sintonia tra le sue incisive immagini e i miei modesti scritti. Il passo finale e’ una tavolozza che si tinge di mille sfumature, in cui ogni bambina e ogni bambino ha intinto il proprio pennello arricchendola di se’, di colori, di suoni, di vivacita’ e di amore.
Grazie a questa esperienza di conoscenza e consapevolezza di una tra le innumerevoli situazioni tragiche in cui sono coinvolti i bambini e le bambine, mi guardo attorno. Ogni viso che incontro sulla strada, da quello di un adolescente a quello di un neonato, mi porta domande cui non so rispondere. Dietro lui, dietro
lei, una storia che non conosco. E soluzioni concrete che si possono attuare, come l’aiuto che i ragazzi e le ragazze dei centri El Shaddai ricevono quotidianamente.

Basta cosi’ poco, in fondo.

Come racconta Diego, il responsabile indiano della ricerca di finanziamenti dell’organizzazione, molti vengono in India e guardano, si commuovono e
magari si demoralizzano. Solo pochi vedono. E si danno da fare per
scalfire la realta’, per cambiare anche solo di un poco la situazione.
Come accade?
3, 2, 1… piccola rotazione della manina e…pof. Magia!
Magic!, direbbe il piccolo Suresh.
E’ un mistero, direbbe Shakespeare.
Il mistero di cio’ che l’amore puo’ fare.

Un ringraziamento speciale a
Tapas, il nostro angelo custode indiano.
A special thanks to Tapas. His
collaboration and affection to us and to the project is fundamental and
highly generous.

Il mio pensiero vola a tutti voi adulti del futuro, bambini dagli occhi scintillanti.
My thought goes to all of you, sparkling eyes’ children.

Namaste a tutti voi.
Sara

  

Compleanno al centro

 

Oggi, al centro Rainbow, scenetta commovente. Mentre Erica e io ce ne stiamo andando una canzoncina ci accoglie nell’atrio. Un gruppo di cinque bambine e bambini sta per essere festeggiato: è il loro compleanno!

Una piccola torta serve per la posa della foto. Uno alla volta i bambini si posizionano con coltello in mano dietro alla torta, col loro regalino appeso al braccio e via, sotto un altro.

Gli altri, chiusi attorno a semicerchio, intonano canzoni d’auguri. Grandi e piccoli condividono questa semplice gioia.

Cinque di loro, tutti nati oggi? Immaginiamo che si tratti di una data scelta a caso, forse quella del loro arrivo in questo centro.

La più piccola tra tutti è una bimba di quattro anni, col costumino colorato, la nostra deliziosa Biancaneve.

La luce arancione annuncia il tramonto, cala la sera, la luna appare coricata in cielo nel suo splendore femmineo; tacciono i rumori, mentre gli uccelli lanciano le ultime grida.

L’aria è satura di umidità e solo la brezza dei ventilatori automatici ci salva da un "bagno indiano" più che turco. L’odore di rancido è impregnato ovunque, ma in compenso favorisce lo sviluppo straordinario della vegetazione.

Facciamo due docce al giorno e laviamo i nostri pochi vestiti continuamente. Il sudore si appiccica addosso e con esso la polvere che raccogliamo per strada. Ogni movimento costa fatica, figuriamoci un laboratorio teatrale con quest’umidità. Ma niente spaventa il gruppo: la voglia di lavorare è tanta e la serietà non manca: in questo siamo dei perfetti trentini.

 

Acrobazie

 

   

In sala prove si fa acrobatica. Ragazzi e ragazze entusiasti si lanciano in capriole, spaccate frontali, flic-flac e salti mortali all’indietro. All’esterno i piu’ piccoli si esercitano in lezioni di circo con le palline e i fazzoletti di tulle variopinti. L’energia e’ molto alta. Erica li incita a gran voce e al ritmo della musica circense assistiamo a strepitose anticipazioni del grande spettacolo di strada, che si preannuncia sempre piu’ appassionante e colorato.

Sulla strada, all’incrocio del mercato del pesce di Mapusa, l’eccitazione e’ anche al massimo. Un nugolo di bambini aspetta l’arrivo della ‘manna’. Non sto scherzando. La manna e’ il cibo quotidiano ’su ruote’ che gli operatori dei centri El Shaddai distribuiscono ai bambini senza casa.

Nel pacchetto riso, lenticchie e verdure miste al curry per un costo di 7 rupie (circa 10-15 centesimi), spese sostenute naturalmente dall’organizzazione. Nel limite del possibile si fanno due file ordinate, maschi e femmine, che aspettano ansiosi e urlanti.

L’arrivo del cibo e’ quotidiano, non si salta un giorno. Alcuni bambini sono ammalati, gli occhi irritati e pieni di muco. Dormono per strada o sotto tende improvvisate, fatte di plastica blu e teli recuperati dalle immondizie, con la propria famiglia. Vengono al mercato ogni giorno ad aspettare il cibo. Vestiti di panni di fortuna, sporchi, hanno il piglio di adulti. Toccano tutto, hanno visto la camera, ed e’ quasi impossibile filmare. Si spingono, aggressivi, vivono in branco dove il piu’ forte detta le regole.

I distributori di cibo arrivano in scooter, smontano le porzioni in vaschette preparate presso ciascun centro El Shaddai e le consegnano a circa quattro-cinquecento ragazzi in tutto lo Stato e anche a Bombay.

La ressa dura pochi minuti. Dopodiche’ i bambini se ne vanno, felici, alcuni ti stringono la mano, altri sono in lacrime. Ma a tutti e’ assicurato il pasto.

Tornano sulla strada, per le vie del mercato, a guadagnare 20-30 rupie al giorno, portando le buste delle signore, i pacchi piu’ pesanti degli acquisti. Mezzo Euro al giorno la loro entrata.

I ragazzi-acrobati in sala prove hanno piu’ o meno la medesima storia dei bambini di Mapusa.

Nascono tra gli Intoccabili, la casta degli ultimi. Per lo Stato non esistono. Quando entrano nei centri El Shaddai, recuperati dalla strada, a ciascuno viene dato un certificato di nascita. E per ognuno di loro viene avviata una pratica legale di tutela e affidamento.

Altri ragazzi vivono con le proprie famiglie, e questo si incoraggia, racconta Anita Edgar, fondatrice dell’organizzazione di recupero dei minori assieme a Matthew Kurian, e si paga loro l’educazione fino al College, che e’ fondamentale per donare una possibilita’ di cambiare la loro esistenza.

I ragazzi hanno dietro di se’ vicende di violenze, di abusi e una vita di stenti.

Oggi al mercato di Mapusa ce n’erano solo trenta o quaranta, ma di solito durante l’alta stagione ce ne sono almeno un centinaio o addirittura il doppio. Vengono dal Karnataka, lo Stato a sud di Goa. Bambini e madri mendicano lungo le bianche strisce di sabbia oppure vendono noccioline e souvenir di poco conto alle centinaia di turisti, ignari forse della loro condizione. Ma e’ talmente visibile.

  

Primi passi

 

Il giorno fugge rapido dietro le faccende del teatro. Un solo pasto al giorno, alla sera. Poi a letto presto, sfatti, ognuno occupato nel suo piccolo mondo.

Ripenso alla stretta di mano di un bambino oggi pomeriggio. In sala prove stava imparando ad usare i trampoli. Era insicuro, come tutti all’inizio, ma determinato. I suoi occhi grintosi e scuri luccicavano dalla smania di riuscire a camminare.

"Trova il tuo equilibrio, senti le tue nuove gambe, sei come un neonato e stai imparando daccapo". Frasi di questo tipo mi ronzavano nella testa. Sussurrate piano, finché il ragazzino trovava la propria confidenza. In mezzo a tanti altri sgambettanti ed eccitati, aiutati da noi e dalle volontarie tutte con la medesima pazienza.

Le braccia tese, le sue mani nelle mie, era una sensazione nuova per entrambi.

L’ho poi perso di vista, occupandomi di altri ragazzi. L’ho rintracciato tra le braccia di Erica, caduto da una vetta, e tra quelle di Paola e Barbara.

Al termine delle tre ore di laboratorio è tornato vittorioso, soddisfatto della sua piccola grande impresa. È come se avessi imparato a camminare un po’ anch’io. Sono dei brevi istanti di gioia.

E che dire della prima ragazza trampoliera? Dovreste vedere con quale sicurezza attraversa a grandi falcate la sala!!

 

A Goa stanno arrivando i turisti. I ristoranti e i pub si riempiono e scompaiono sempre più indiani. Si percepiscono forti contrasti, come sulla spiaggia, in un paio d’ore di relax che ci siamo concesse, grazie al ritorno del sole.

I turisti, più o meno sballati, stanno rovesciati nei bar o sulla sabbia. Di fronte a loro fluisce continuamente il via vai dei portatori di mattoni, issati sulla testa con un cencio per proteggersi. Sono soprattutto donne e bambini. Instancabili lavoratrici sciamano colorate, mentre la risacca del mare accompagna i pensieri fugaci di chi semplicemente attende lo scorrere del tempo.